Firenze, 18 aprile 2016 – All’indomani della conclusione dei campionati di Eccellenza e Juniores Regionali, il dirigente responsabile dell’area tecnica del Porta Romana Stefano Fiorini ha rilasciato una lunga intervista al sito ufficiale della società.
«Come giudichi la stagione sportiva 2015/16 del Porta Romana?»
«Il bilancio è complessivamente positivo: abbiamo raggiunto la salvezza con una giornata di anticipo, un risultato minimo che a un certo punto della stagione sembrava quasi impossibile, e abbiamo conquistato la categoria Juniores Regionali d’élite, un traguardo straordinario se pensiamo che fino al 2009/10 non avevamo una formazione Juniores e che fino al 2013/14 il Porta Romana partecipava al campionato Juniores provinciale. L’anno prossimo disputeremo il quinto campionato consecutivo in Eccellenza, nelle prime quattro partecipazioni abbiamo disputato una finale play-off e per tre anni ci siamo salvati senza play-out…»
«E invece il bilancio personale di Stefano Fiorini?»
«E’ assolutamente negativo, non dimenticherò tanto facilmente quello che è successo durante l’inverno. La stagione appena conclusa è la dimostrazione che in un’organizzazione complessa, come è una società di calcio, è necessaria una piena unità di intenti, in particolar modo tra le figure apicali. Quando si svolgono incarichi importanti senza il necessario senso di responsabilità, possono nascere situazioni spiacevoli che possono compromettere il buon andamento complessivo…»
«Ti riferisci all’interruzione del rapporto di collaborazione con Salvatore De Carlo?»
«Anche, ma non solo. Il calcio è fatto di equilibri sottilissimi, basta un niente a far saltare l’ingranaggio. In una società ci si deve confrontare, ma non deve venire mai meno il minimo comune denominatore. Invece nel corso della stagione sono state messe in discussione le linee guida, gli ideali comuni. La squadra inevitabilmente ha risentito di questa situazione. Chi va in campo ha bisogno di una guida sicura, non di parole in libertà. Un errore che non commetteremo più è quello di avere in casa degli organizzatori degli scontenti…»
«La sconfitta di Signa ha rappresentato una svolta nel campionato del Porta Romana?»
«La nostra stagione può essere suddivisa in tre fasi molto ben distinte. Le prime cinque giornate, più le due partite di coppa contro il Grassina, hanno rappresentato un ideale proseguimento della stagione 2014/15. Poi si sono inserite certe dinamiche autodistruttive, che hanno condizionato il nostro campionato, fino appunto alla trasferta di Signa, alla ventesima giornata. In quella settimana è cambiato il corso della nostra stagione, che stava prendendo una direzione molto negativa. Si sono rese necessarie delle scelte forti, non indolori anche per lo spogliatoio. Ma siamo riusciti a invertire la rotta, conquistando 18 punti nelle ultime dieci giornate. Peccato per la sconfitta di domenica contro il Lanciotto, che ci ha lasciato un po’ di amaro in bocca per come è maturata…»
«Scelte non indolori, che hanno evidenziato la forza della società e l’attaccamento del gruppo storico…»
«Assolutamente sì. La società, intesa come il gruppo storico dei dirigenti, quelli che erano a Bibe nel 2003/04 in Terza Categoria, non ha lasciato spazio alle interpretazioni. Così come le figure vicine all’area tecnica, Bastianelli, Bercigli, Misuraca e Rustioni. Il gruppo storico dei giocatori, che spesso dall’esterno viene criticato, si è guardato dentro, rimboccandosi le maniche per aiutare la squadra a uscire da una situazione molto delicata. L’attaccamento ai colori ha fatto la differenza. Ci siamo salvati perché in questa squadra ci sono dei valori umani autentici. La tattica e i sistemi di gioco non servono a niente se non c’è la volontà di gettare il cuore oltre l’ostacolo…»
«Sui vari siti si è scritto molto del caso Servi…»
«Il presunto caso Servi è sulla bocca di tutti, non entro nei particolari della vicenda, se chiamati in causa chiariremo la nostra posizione alle autorità competenti. Mi limito invece a dire che è giunto il momento di rottamare il calcio dei corvi, delle lettere anonime, del millantato credito. E basta con i pennivendoli che si prestano a questi giochetti, facendo da cassa di risonanza ai soliti personaggi che non mettono mai la faccia. Il calcio che piace a noi è quello dei Nello Bini, persona squisita che ha accettato con grande serenità la retrocessione in Promozione…»
«La Juniores è stata protagonista di una stagione straordinaria…»
«Complimenti ai ragazzi e a mister Alessio Gelli per il grandissimo traguardo raggiunto. Oltre ai risultati sportivi, è da segnalare il salto di qualità nei rapporti tra Prima squadra e Juniores, che fino all’anno scorso rappresentavano due entità quasi separate. Per una società come il Porta Romana è fondamentale poter contare su quote provenienti dal settore giovanile. Quest’anno hanno esordito in Eccellenza Vecchi, Zahouani, Schenone, oltre allo stesso Compagnoni. Un buon viatico per la prossima stagione, quando avremo un ’98 sempre titolare…»
«Come sarà il Porta Romana 2016/17?»
«L’avvenire giace sulle ginocchia di Giove, c’è bisogno di far passare qualche settimana per valutare serenamente quello che è stato quest’anno. Le ambizioni sicuramente non diminuiranno, come perseguirle sarà oggetto di approfondite valutazioni da parte della società. Ripenseremo alle varie operatività, per impostare un progetto tecnico unico, dalla Prima squadra alla Scuola calcio. Scuola calcio che quest’anno si è ulteriormente consolidata e che rappresenta un punto di riferimento per tanti bambini e ragazzi del quartiere e non solo. Di questo siamo particolarmente orgogliosi. Organizzeremo i camp estivi e ci saranno diversi tornei giovanili. A breve riaprirà la pizzeria, per la prima decade di giugno stiamo organizzando una grande festa arancionera…»
«Per finire un pensiero a Giorgio, che ci ha lasciato poche settimane fa…»
«Un grande dolore per tutti noi, Giorgio era un babbo, un punto di riferimento. E’ stato presente al campo quasi fino all’ultimo. Ci ho parlato l’ultima volta prima della partita contro la Rignanese, era preoccupato per la classifica. Dedichiamo a lui la salvezza. Uno dei desideri di Giorgio è che ci fosse una continuità nella presidenza. Claudio Terrazzi faceva parte della ristretta rosa di nomi suggerita da Giorgio, per la sua personalità, il suo spirito di iniziativa, la sua irruenza giovanile…»