Firenze, 25 maggio 2017 – Intervista a Rossano Bastianelli, cresciuto a “Bibe”, portiere e poi calciante, oggi preparatore dei portieri del Porta Romana. Per prima cosa Bastianelli ci racconta i due giorni di stage a Coverciano con la Rappresentativa Top 11 del Torneo delle Regioni: «Un’esperienza bellissima, per la quale devo ringraziare anche il Porta Romana. La rappresentativa era formata da tutti i migliori giocatori del Torneo delle Regioni categoria Juniores, votati durante la manifestazione da tutti i selezionatori. A guidare la rappresentativa Uberto Gatti, selezionatore della Toscana campione d’Italia. Io ho avuto l’onore di far parte dello staff tecnico scelto da Gatti per i due giorni di stage. Per tutto l’anno ho seguito la rappresentativa toscana, partecipando alla selezione dei portieri che sono stati scelti per andare in Trentino. I due giorni a Coverciano? E’ stato come un ritiro della Nazionale, abbiamo dormito nel Centro Tecnico Federale, mangiato nella foresteria, tenuto i briefing prima e dopo gli allenamenti. Abbiamo disputato un’amichevole con la Nazionale Under 18 dilettanti guidata da Statuto e Gentilini.
Io e il Porta Romana? Praticamente ci sono nato… ai miei tempi non c’era scuola calcio, sono un ’61, all’epoca c’erano i famosi Nag, i nuclei di addestramento giovani calciatori. Sono arrivato al Porta Romana tramite l’amatissimo presidente Borchi, Giorgio era anche un amico di famiglia. Da Gavinana mi hanno portato direttamente a “Bibe”, avevo 12 anni. In arancionero ho fatto tutto il settore giovanile… Giovanissimi, Allievi, Under 21.
Poi ho fatto un’esperienza fuori Firenze, alla Ternana, grazie a Piero Marzoppini, prima di tornare a Firenze, ho giocato a Fiesole, poi diversi anni fino agli amatori. In seguito mi sono dedicato al calcio storico, come calciante dei rossi e più tardi anche come allenatore dei verdi. Dopo l’esperienza di calcio in costume, sono rientrato nel calcio, come allenatore dei portieri della scuola calcio e del settore giovanile a Scandicci.
Nel 2014 sono… tornato a casa, come dice sempre Stefano, con la responsabilità dei portieri della prima squadra e della juniores. Ho ritrovato una società cambiata, da Bibe alle Due Strade è stato un bel salto. “Bibe” era il nostro ritrovo, è il ricordo della nostra gioventù. Oggi abbiamo a disposizione uno stadio vero. La cosa importante è che non sono cambiate le persone, molti degli attuali dirigenti del Porta Romana erano miei compagni di squadra. Faccio fatica a definire il Porta Romana una società, per me è una famiglia. L’atmosfera che si respira al Porta Romana non si ritrova in altri ambienti. Vorrei che questa familiarità non venisse mai meno. Quando si fanno le riunioni sembra più un consiglio di famiglia che un consiglio direttivo. Ma attenzione, tutto questo si coniuga con strumenti e metodologie da professionisti. Questa è l’unicità del Porta Romana oggi.
Bibe? La mia più grande soddisfazione è stata quando Piero Marzoppini mi portò a giocare con l’Under 21 anche se non ne avevo l’età, avevo 2-3 anni in meno degli altri. Ricordo come se fosse ieri l’esordio a Bibe con Colligiana. Lì fui visionato per un provino con la Ternana. A Termi ho conosciuto il maestro Corrado Viciani, una persona stupenda. Poi ricordo le battaglie con le società limitrofe… Casellina, Cattolica Virtus. Ricordo un torneo vinto alle Due Strade con gli Allievi: la Cattolica pensava di vincere a mani basse, noi invece vincemmo torneo e portammo a casa tutte le coppe dei migliori.
I portieri del Porta Romana? Nella Juniores quest’anno abbiamo avuto un solo portiere, Dimitri Montigiani. Quando è arrivato, portato da Alessio Miliani, Dimitri veniva da un paio di anni di panchina, sapevo di doverci lavorare tanto per correggere alcuni errori. Anche lui doveva calarsi appieno nella nostra realtà. Abbiamo fatto un lavoro importante, che mi ha dato soddisfazione perché nel corso della stagione Montigiani è migliorato tanto, riuscendo a esprimere le sue potenzialità, disputando uno splendido girone di ritorno, meritando i complimenti di mister Gelli.
Compagnoni? E’ rimasto un po’ chiuso, nel girone d’élite ci sono solo due quote, un portiere del ’97 avrebbe tolto il posto ad un altro ragazzo in un altro ruolo. Da un punto di vista tecnico il ragazzo si è sempre impegnato. Adesso è a un bivio, per emergere ci vuole fame, non ci si può adagiare alla panchina. Il miglior allenamento per un portiere è la partita. A Compagnoni, come a Montigiani, il mio consiglio è quello di andare a fare un anno in prestito, per mettersi alla prova e sfruttare le potenzialità che hanno.
Morandi? Rientrava dopo essere stato a lungo fuori, ma si vedeva la struttura del portiere di un certo livello. Poi ci vogliono la testa giusta, voglia e tanta fame. Yuri dopo un inizio non facile si è messo in testa di voler fare bene e l’ha fatto. Da tre quarti del girone di andata e per tutto il girone di ritorno ha dimostrato il portiere che è. Per me Morandi è uno dei cardini della squadra del prossimo anno.
Difficile per un portiere giocare nel Porta Romana? Da un certo punto di vista sì, questa è una società… di portieri, Stefano, io, Cigni, Baroncini. Ci sono tanti occhi che ti osservano, siamo tutti molto critici…
Scuola italiana dei portieri in crisi? Partiamo da un concetto, quando ho cominciato a giocare io in porta andava quello che correva meno, il meno bravo o quello più grassottello. Chi dava del tu al pallone faceva un altro ruolo. Oggi il portiere è l’undicesimo giocatore in campo. All’estero si sono adattati prima di noi. Poi c’è il discorso della struttura fisica, il buon portiere non si valuta solo da tecnica, forza e reattività, oggi deve essere almeno 1 metro e 90, mentre negli anni ’70-’80 avevamo portieri non altissimi, anche in Nazionale, tanto dovevano stare sulla linea di porta. Oggi la struttura fisica è rilevante, il portiere è chiamato a gesti tecnici completamente diversi dal passato. All’estero sono un passo avanti, ma la scuola italiana sta rincorrendo, stiamo arrivando a ottimi livelli, lo vedo nel settore giovanile. Nella rappresentativa top 11 e nell’under 18 a Coverciano ho visto 4 ottimi portieri…»