Firenze, 21 aprile 2022 – Intervista a mister Fabio Guarducci
«Buonasera Fabio, abbiamo sofferto fino all’ultimo minuto, ma la salvezza è stata raggiunta. La responsabilità era tanta, come ti senti adesso che la missione è compiuta?»
«Senza dubbio sollevato, è stato un traguardo difficile come era previsto che fosse, d’altra parte quando una società decide di cambiare l’allenatore a quattro giornate dalla fine significa che si è venuta a creare una serie di problemi non di poco conto. Sono contento che la salvezza sia intervenuta anche tramite le imprese del mio predecessore, la classifica avulsa con la Baldaccio l’ha creata la precedente gestione tecnica. Non è stato un percorso facile, ma sono contento perché ho visto i ragazzi partecipi: per l’impegno prodotto in queste settimane avrebbero meritato qualcosa in più come risultati, l’importante comunque è essere arrivati al traguardo, un passettino alla volta. Anche la partita persa contro il Foiano non è stata negativa sul piano delle situazioni di gioco: a volte ci sono annate che partono complicate, vanno avanti complicate e alla fine diventano complicatissime, e quando ti trovi a giocare con l’avvoltoio attaccato alla testa diventa difficile fare anche quelle cose che sai bene…»
«Quali sono state le difficoltà maggiori che hai dovuto fronteggiare?»
«Sono stato chiamato in causa a un mese dalla fine del campionato, non c’era evidentemente il tempo di lavorare da un punto di vista atletico, e potevo intervenire limitatamente sulla tattica. L’unica cosa da fare era cercare di riportare un po’ di entusiasmo in un ambiente che si era come incartato su se stesso. Ricordo un’intervista di Arrigo Sacchi ai tempi del Milan, quando disse che nel calcio i risultati si raggiungono con tre componenti essenziali: dirigenza, staff tecnico e giocatori. A Porta Romana, a un certo punto della stagione, è venuto a mancare un po’ di entusiasmo da parte di tutte queste componenti, e sono emersi tutti i limiti che hanno caratterizzato la squadra nel corso della stagione. Limiti di autostima, prima ancora che tecnici o atletici. Il mio compito è stato ricreare uno spirito di gruppo, riavvicinare tutte le componenti: sabato pomeriggio, vedendo 20 ragazzi attaccati alla rete a festeggiare dopo il gol di Spinelli e la felicità dei dirigenti in tribuna, ho capito di aver svolto il mio compito…»
«Da giorni si parlano più di api che di pallone… Qual è la tua valutazione su quanto accaduto sabato al Bozzi?»
«Sono assolutamente d’accordo che in un caso del genere per rispettare la contemporaneità ci dovrebbe essere un regolamento che preveda la sospensione di tutte le gare interessate. Quello che mi fa molto “incavolare” è che nessuno parla di Fortis-Pontassieve. Si fa passare il messaggio che Porta Romana e Terranuova Traiana si siano accontentate di un pareggio per raggiungere i rispettivi obiettivi, quando invece il ritardo accumulato ha dato la consapevolezza al Terranuova Traiana che l’unico risultato possibile per accedere direttamente alla finale play-off era la vittoria. Chi ha visto la partita avrà sicuramente considerato che il Terranuova Traiana fino al 96′ ha fatto di tutto per vincere la partita. Il Porta Romana non è stato favorito dalla sospensione, anzi. Nonostante questo, con tutte le difficoltà che abbiamo a segnare, siamo riusciti a passare in vantaggio. Purtroppo dopo pochi minuti ci siamo rifatti gol da soli, ma siamo stati bravi a contenere i loro attaccanti, rischiando solo in un’occasione, con quel diagonale all’ultimo minuto che se va dentro mi ammazza la stagione. Agli onorevoli giornalisti, molti dei quali stimo e che proprio per questo mi fanno ancora più arrabbiare, dico che il fatto delle api è clamoroso. Come si fa anche solo ad immaginare che il Porta Romana possa avere la capacità di far entrare nello stadio uno sciame d’api e di farcelo stare per 40 minuti, a partire dal fatto che chi ha salvato la situazione permettendo di riprendere il gioco è il babbo di un giocatore? Leggo che Antella e Baldaccio pensano di fare un esposto alla procura federale, ma speriamo che lo facciano…»
«Come vedi il tuo futuro? In questo mese ti è tornata la voglia di allenare a tempo pieno?»
«Lo faccio da 40 anni, è una passione che farà sempre parte di me, mi piacerà sempre allenare. Ma richiede un impegno personale, fisico e mentale che mi resta difficile da sopportare, non essendo in pensione. Quest’anno, prima di arrivare al Porta Romana, avevo rifiutato diverse proposte importanti, e approfitto per ringraziare tutte le società che mi hanno contattato. Ho dato una mano agli amici del Porta Romana perché sapevo che sarebbe stato un impegno limitato nel tempo. Non nego che ho rivissuto momenti esaltanti, ma nel valutare un impegno che dura 8-9 mesi invece di 1 occorre essere molto responsabile nei confronti di me stesso e di chi mi cerca. Vorrebbe dire ripensare tante cose. Vediamo, chi lo sa, parliamo di Fiorentina-Juventus…»
«Secondo te cosa serve al Porta Romana per ripartire?»
«Nei miei discorsi con i ragazzi, quando mi venivano evidenziate perplessità su alcuni comportamenti dirigenziali, ho detto queste parole: la maggior parte di voi è abituata a vivere società dilettantistiche con un campo di quartiere, gestite avanza tempo da poche persone, mentre questa è una società che con grandi sforzi da oltre 10 anni gestisce un ambiente complicatissimo, che richiede tutta una serie di accorgimenti per far girare anche tutto il mondo che gravita intorno allo stadio, la Federazione, la Fiorentina, le società ospitate, il Comune. Per valutare questa dirigenza occorrono parametri diversi da quelli della società di paese. Se in qualche momento un dirigente non è stato vicino alla squadra, probabilmente è perché in quel momento si trovava a gestire un problema fondamentale su un piano molto più elevato. Probabilmente qua sarà sempre così, non potrà mai essere una gestione uguale alle altre. Di sicuro se ci sono più mani probabilmente la strada è più facile. Ma oggi è difficile trovare mani, è molto più facile trovare lingue lunghe…»
«E rispetto alla rosa?»
«Qualcosa va sicuramente cambiato, ma se fossi il Porta Romana su qualcuno di questi ragazzi ci vorrei ancora ripuntare. Parlando però apertamente su quello che si vuole fare e su quello che si chiede, senza compromessi. La differenza la fanno sempre le motivazioni e il senso di appartenenza. Ma in questo gruppo c’è della qualità, e prima di rinunciarci ci penserei bene…»