Il primo tifoso arancionero Stefano Fiorini prende la parola sul difficile momento del Porta Romana: «La parola tifoso significa amore viscerale per questa società, per quello che ha rappresentato negli anni e rappresenta tutt’ora per me.
I deludenti risultati sportivi, con due squadre in piena zona retrocessione, sono sotto gli occhi di tutti. Oggi viene sostituito l’allenatore, che ha certamente le sue responsabilità, ma la gestione tecnica non è altro che il riflesso della società. Il fallimento di un progetto tecnico sportivo è figlio di quello che adesso è il Porta Romana, una società che ha completamente smarrito il suo spirito originario.
Oggi non esistono più un fine e un sentire comuni, ma solo una serie di spazi autogestiti, quello del padel, della terza categoria, della ristorazione, della juniores, della prima squadra. Fondamentalmente possiamo dire che non esiste più il Porta Romana.
Dove si è perso il sentire comune? Comincia tutto nel 2017. Prima c’era un filo conduttore che ci univa, una linea alla quale tutti facevano riferimento e produceva dei risultati sportivi e sociali. Poi, con la cosiddetta “Calciopoli dei dilettanti”, sono venute meno tante certezze, è stato messo tutto in discussione, non solo dall’esterno ma anche e soprattutto all’interno. Non siamo stati bravi a fare testuggine, a difendere la nostra unicità, lasciando spazio agli altri di incunearsi. Eravamo un gruppo unito, coeso, propositivo, siamo diventati come tutti gli altri.
Dopo tanti anni in Eccellenza è fisiologica una certa stanchezza e assuefazione, purtroppo non siamo stati in grado di fare il salto. Un rivolo d’acqua si è insinuato e piano piano ha fatto danni, oggi la nostra esperienza è destinata ad esaurirsi.
Il tifoso Fiorini subisce questa situazione, ma non ha le energie per sollecitare, stimolare, modificare questa situazione, anche perché non vede quella coesione nel gruppo che in passato gli ha consentito di buttare il cuore oltre l’ostacolo.
C’è qualcuno che ha la personalità per provare a rimettere insieme una società alla deriva? L’unico è il nostro presidente, Lapo Cirri, il meglio che ci potesse capitare. Ma non è facile ricomporre un edificio da un cumulo di macerie. Il presidente da solo non può farcela, occorrerebbe recuperare alcune delle migliori persone che hanno contribuito in passato ai successi del Porta Romana, ad esempio Claudio Terrazzi.
Ci sono idee che potrebbero forse garantire un diverso futuro alla società, idee come il tentativo di creare un settore giovanile forte e che in passato sono state messe in discussione non sui contenuti ma solo per contrastare le persone che le hanno portate avanti. Oggi si torna a parlare di un accordo con un’importante realtà fiorentina, e questa può certamente essere un’opportunità. Ma la prima domanda da porci è: chi ha ancora a cuore il Porta Romana? Oppure il Porta Romana è diventato soltanto uno strumento per difendere dei piccoli privilegi?»